Con i Mondiali di Calcio di Italia ’90, inizia il decennio che possiamo considerare più stravagante per quanto riguarda l’abbigliamento calcistico. MAGLIA HOME ITALIA N2 1970, su LE 7 SORELLE. Per la stagione 1967-1968 si decise di promuovere a seconda opzione la maglia rossa già usata una tantum negli anni precedenti; la stessa scelta sarà ripresa nell’annata 1980-1981 e poi, da parte dello sponsor tecnico Diadora, per il campionato 2008-2009. Frattanto, nella stagione 1982-1983 si segnalò una prima, vera novità da un decennio a quella parte, con la seconda divisa bianca che venne arricchita da pinstripe giallorosse, tinte queste ultime che riprendevano i colori cittadini. Una seconda variante fu approntata, invece, per la finale di Coppa Italia: la jersey presentava orli di mezze maniche e collo in tessuto bianco e nomi e numeri di maglia in oro, bordati in nero. Nell'»euro-divisa» 2019-2020, il bianco degli inserti della jersey e l’azzurro degli inserti dei calzoncini erano sostituiti dal blu, mentre nomi e numeri di maglia erano in platino. Per la finale di Supercoppa italiana 1990 e le gare di Coppa dei Campioni 1990-1991, infatti, Ennerre realizzò una speciale maglia home, contraddistinta da una sorta di fascia ondata bianca, caratterizzata da un particolare disegno: partendo dalle maniche, la fascia, leggermente ricurva verso il basso, si restringeva gradualmente, formando due punte che si toccavano sulla parte destra della jersey.

2001 La tenuta da trasferta del Napoli è tradizionalmente inversa a quella casalinga: maglia bianca, pantaloncini azzurri e calzerotti bianchi. Nel campionato di Serie B 1964-1965 il presidente azzurro Roberto Fiore, per scaramanzia, decise di cambiare in corsa la maglia del Napoli: in quel torneo gli azzurri, impegnati nella corsa-promozione, giocarono molte gare con l’allora seconda divisa, bianca con sbarra azzurra. La seconda ipotesi è connessa al culto dei Dioscuri Castore e Polluce, molto diffuso nell’antica Neapolis e in Magna Grecia: il primo degli eroici gemelli, infatti, era, secondo il mito, un domatore di cavalli. È interessante evidenziare che di tale stemma fu realizzata, anche, una serie di distintivi a spilla, ove non compariva affatto l’azzurro: l’emblema, infatti, era contraddistinto da un fondo che, «imprevedibilmente», si presentava di un inconsueto color porpora. In particolare, la sponsorizzazione Nike, oltre a segnare l’ingresso dell’azienda americana in Serie A, si distinse per l’inedito approccio «marketing oriented»: per la stagione 1997-1998, infatti, fu realizzata una teaser campaign, con una serie di annunci stampa caratterizzati da elementi grafici propri del template delle nuove maglie, da riferimenti alla Smorfia, nonché dall’utilizzo della lingua napoletana.

Poco F2 Pro (Follow On Instagram zana_qaradaghy) A partire dal 1806, inoltre, il cavallo sfrenato di nero in campo d’oro divenne insegna della provincia di Napoli, nonché fu assurto a rappresentare il Regno di Napoli, nelle armi dei sovrani napoleonici. La sua attività è diretta al restauro delle opere d’arte e alla ricerca scientifica in tale campo. In grassetto eventuali giocatori ancora in attività con la maglia dei ducali. La prima azienda di abbigliamento sportivo a produrre materiale tecnico per il club napoletano fu la Ennerre, dell’ex calciatore Nicola Raccuglia, che realizzò le divise per il biennio 1976-1978. Invero, in quegli anni, le norme federali ancora vietavano la pratica delle sponsorizzazioni, sia per i fornitori tecnici, sia per gli sponsor commerciali, pertanto il marchio Ennerre non poté comparire sulle casacche della squadra azzurra. Ancora più evidenti, invece, le fluorescenze, questa volta in giallo, sulla versione «europea» della divisa 2018-2019: oltre che per nome e numero di maglia, il giallo fluo fu utilizzato anche per loghi dello sponsor tecnico (a eccezione di quelli più prossimi agli orli dei calzoncini), scritta SSC NAPOLI sotto la nuca, tessuto di giunzione tra maniche e corpino, porzione di tessuto nella parte bassa del posteriore del corpono, orli (solo per metà) delle mezze maniche, risvolti dei calzettoni, paramontura e bottone del colletto.

Il 24 ottobre 1985, Santino Fortino, dirigente di lungo corso della Smit Trastevere tessera un bambino di nove anni col numero di tessera 097264: il suo nome è Francesco Totti, futura stella del calcio romano e italiano. Si ebbe, dunque, un nuovo avvicendamento, che portò, per la terza e ultima volta, il brand Ennerre a Napoli: la sponsorship, di ben sei stagioni, consentì all’azienda di Raccuglia di legare il proprio nome ai successi del Napoli dei cosiddetti anni d’oro. Si personalizza il nome e il numero quindi si va su Change per aggiornare l’anteprima. La prima di esse fa riferimento al mito greco della creazione di ulivo e cavallo e alla sfida che contrappose Atena e Poseidone per la concessione dell’Attica da parte di Zeus. L’eccessivo dettaglio dei gigli, la texture troppo fitta e il tono su tono troppo marcato annullano l’interessante concetto dietro alla sua creazione. Ritornando a una analisi prettamente araldica, è opportuno rilevare che la figura del cavallo caratterizzò gli stemmi dei sedili cittadini di Nilo e di Capuana, aspetto, questo, evidenziato anche dal Summonte.

Por Ramón